Il "Gran Canyon" dell'Adige (5,5 milioni di anni fa)                              di Marco Mazzi

Nello scorso viaggio nella preistoria bussolenghese eravamo rimasti scioccati nel ritrovarci in mezzo a un oceano tropicale. Stavolta ci catapultiamo in un passato relativamente meno remoto, anche se comunque parliamo di 5.500.000 anni fa (5,5 milioni): un tempo sempre inimmaginabile se messo a confronto col velocissimo scandire delle generazioni umane. Era l’epoca chiamata Miocene.

Questa volta siamo in elicottero, e dall’alto vediamo subito che il paesaggio è completamente cambiato nel corso dei 45 milioni di anni trascorsi dal viaggio precedente (dopotutto sono tantini!). Dinanzi a noi abbiamo finalmente le Alpi, innalzatesi lentamente in tutto quel tempo a causa delle immani forze tettoniche nel sottosuolo. E abbiamo ritrovato la terraferma, grazie al fatto che in quest’epoca il Mediterraneo era un bacino chiuso e quasi del tutto prosciugato, come un’immensa e profonda salina! Qui nelle nostre zone l’antico clima tropicale aveva lasciato spazio a un clima più secco, a causa dell’evaporazione del Mediterraneo. Anzi, proprio questo grosso cambiamento geografico avrebbe influenzato il futuro clima europeo, ponendo fine per sempre all'antico clima tropicale nelle nostre zone.

Ma ciò che ci lascia a bocca aperta è che queste Prealpi non assomigliano per niente a quelle che noi conosciamo: sono montagne alte e aspre, rocciose, brulle, ricordano le montagne di un paesaggio desertico e selvaggio. E degradano gradualmente fino a scendere con gli ultimi declivi proprio qui nel nostro territorio. E, altra sorpresa, l’Adige: attraversa queste nostre zone bussolenghesi nel solco di una sorta di canyon roccioso, non tanto profondo, qualche decina di metri, ma fa comunque impressione. Sulle rive, distese di vegetazione selvaggia di caducifoglie.

Per capire meglio com’è possibile, sorvoliamo il fiume fino alla zona dell’attuale Garda. Il lago non esisteva, al suo posto passava proprio il corso dell’Adige, che usciva dalle Prealpi attraverso un canyon profondo (qui si!), che ci fa venire in mente veramente il Grand Canyon del fiume Colorado. Atterrati su un pianoro roccioso, scendiamo a piedi verso la riva dell’Adige, portandoci dietro un gommone gonfiabile che avevamo a bordo dell’elicottero. Giunti sulla riva notiamo che la corrente è molto veloce e quindi abbiamo la conferma che il primitivo Adige sta scavando le giovani rocce alpine con una potenza considerevole. Il tutto quadra: essendosi abbassato addirittura di parecchie centinaia di metri il livello marino, i fiumi di quell’epoca dovevano percorrere un dislivello molto maggiore di oggi e questo li portava a solcare con molta più incisività il terreno, producendo questi spettacolari canyon. In pratica, il letto roccioso dell’attuale Lago di Garda è stato scavato dalle acque tumultuose di quell’Adige preistorico!

Decidendo di rischiare, montiamo sul gommone e ci spingiamo nella corrente. Facciamo rafting per un po’, e perfino quando arriviamo all’altezza del pianoro bussolenghese l’acqua corre ancora molto veloce. Riusciamo con non poca difficoltà a costeggiare la riva, fino a quando notiamo una piccola ansa dove l’acqua è un po’ più calma e sbarchiamo. Decisamente non era il nostro placido Adige di oggi! A un certo punto vediamo un piccolo mammifero simile a una martora balzare dentro e fuori dell’acqua. Quindi ci arrampichiamo lungo l’argine del canyon, qui già più basso, e giunti sul pianoro qualche decina di metri più in su rimaniamo desolati: davanti a noi solo una distesa selvaggia di piante basse e arbusti, su un terreno assai poco fertile. Si tratta di specie chiaramente resistenti alla scarsità d'acqua (l’Adige scorre molto più in basso). Animali, pochi: qualche uccello che cinguetta all’ombra, qualche lucertolone steso al sole, incurante della nostra presenza, forse non temendoci perché evidentemente non ha mai visto animali simili a noi (a quel tempo i più ancestrali ominidi, gli ardipitechi, vivevano solo in Africa).

Abbiamo visto abbastanza. Siamo passati da un oceano tropicale nel nostro precedente viaggio, a delle distese degne del Grand Canyon… Tutte queste trasformazioni sono avvenute nelle nostre zone (certo, nel corso di milioni di anni), dove oggi camminiamo noi veronesi. Non si tratta di un’invenzione, la geologia e la scienza oggi ci confermano che fu proprio così. Chi l’avrebbe mai detto?

I nostri primi antenati (500.000 anni fa)

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